Pubblicato il 25 maggio 2016

A maggio 2015, in occasione dei lavori di sistemazione dell’ingresso della cavità per finalità turistiche, finanziati dal POR Calabria FESR 2007/2013 (obiettivo operativo 5.2.1; titolo dell’intervento: “L’antica miniera preistorica di Grotta della Monaca”), esattamente sotto la scalinata che conduce alla grotta, lo scavo di una trincea per creare le fondamenta di un muro di sostegno ha messo in evidenza un piccolo orifizio. La presenza di speleo-archeologi del CRS “Enzo dei Medici”, attivi in loco con finalità di sorveglianza archeologica, ha assicurato il non riempimento dell’esiguo imbocco che, sondato con luci di profondità, mostrava di dare accesso, più avanti, ad ambienti sotterranei alquanto spaziosi. Liberato l’orifizio dalla terra di riporto e creato un angusto passaggio praticabile all’uomo, è stato possibile penetrare all’interno dell’emergenza ipogea. Immediatamente è emerso come non si trattasse di un vuoto sotterraneo privo d’importanza ma, al contrario, di una notevole struttura estrattiva di età storica, realizzata per lo sfruttamento dei depositi di idrossidi ferrosi (goethite e lepidocrocite) presenti nelle locali masse calcaree.
In base alle osservazioni raccolte durante un sopralluogo esplorativo, si tratta di un settore di miniera correlabile agli altri già individuati e documentati all’interno di Grotta della Monaca, collocabile cronologicamente tra la fine dell’età medievale e quella post-medievale. Percorso per alcune decine di metri, esso mostra interessanti caratteri archeominerari e si approfondisce alla fine su una frattura ad andamento sub-verticale.