Da maggio 2016 Grotta della Monaca è stata aperta al pubblico con una formula inconsueta ed ecocompatibile, funzionale a preservare il fenomeno sotterraneo da ogni eventuale tipo di inquinamento e degrado, così da essere tramandato alle future generazioni nelle stesse condizioni in cui è pervenuto fino ai nostri giorni. Solo lievi interventi artificiali, infatti, sono stati realizzati al suo interno: la sistemazione della soglia d’ingresso con una scalinata e una terrazza panoramica in pietra a vista e, alla fine della Pregrotta, un muro con cancello metallico a protezione del giacimento archeologico situato più in profondità, ancora oggi parzialmente esplorato e contraddistinto da straordinario valore scientifico. Le visite avvengono lungo percorsi naturali non elettrificati; ogni visitatore, dotato di casco da speleologo con illuminazione personale, accede nei vari settori della cavità vivendo un’esperienza conoscitiva di grande fascino e suggestione, che rimarrà per lungo tempo impressa nel ricordo. Le escursioni sotterranee sono curate da guide esperte (speleo-archeologi di professione), che forniscono puntuali spiegazioni sui luoghi visitati e sui loro aspetti d’interesse. La cavità è visitabile seguendo tre possibili percorsi, ciascuno dei quali sempre più addentrato nel sottosuolo.


1. L’ingresso

L'ampio ingresso di Grotta della Monaca visto dall'interno.L’ampio imbocco di Grotta della Monaca si apre a 600 metri di altitudine sul livello del mare e domina l’alta valle del fiume Esaro. Esso immette in una sequenza di ambienti sotterranei tra loro molto diversi: una vasta condotta con presenza di enormi crolli (la Pregrotta); un enorme vano in posizione centrale (la Sala dei pipistrelli); una serie di budelli progressivamente sempre più stretti (i Cunicoli terminali).

2. La miniera Post-Medievale

Muretto a secco realizzato da minatori di età post-medievale in una condotta ricolma di idrossidi ferrosi.La cavità, ricca di minerali ferrosi, mostra nella Pregrotta evidenze estrattive di età post-medievale (XVII-XVIII secolo). Sotto gli enormi crolli della condotta iniziale si originano due gallerie estrattive alle cui pareti si riconoscono migliaia di impronte di scavo connesse all’uso di picconi metallici; grandi muri a secco, eretti con detriti e scarti di lavorazione, sono osservabili lungo i percorsi.

3. Il “diaframma”

Il passaggio denominato "Diaframma" consente di accedere alla Sala dei Pipistrelli.Il “Diaframma” è un tortuoso passaggio in salita che separa la Pregrotta dalla successiva Sala dei pipistrelli. Attualmente un muro e un cancello metallico proteggono qui la cavità più interna, contenente varie testimonianze di grande interesse archeologico.

4. La “Monaca”

Dettaglio del volto della cosiddetta "Monaca", la concrezione che conferisce il nome alla cavità.La “Monaca” è una concrezione di calcite presente lungo una parete della Sala dei pipistrelli. Alle sue sembianze antropomorfe è dovuta la denominazione della cavità, attestata sin dalla metà dell’Ottocento. Il volto della “Monaca” è chiaramente ritoccato da mano umana: gli occhi sono stati leggermente scavati nel minerale, il naso è evidenziato da un marcato taglio orizzontale poco sopra il mento.

5. La miniera Neolitica

Impronte di picconi in palco di cervo visibili sulle pareti della cosiddetta "Buca delle impronte"Nella Sala dei pipistrelli sono state scoperte testimonianze di attività minerarie antichissime, risalenti alla fine dell’età neolitica (fine V-inizi IV millennio a.C.). Esse riguardano ancora una volta alcuni depositi di minerali ferrosi. I minatori preistorici hanno scavato bassi passaggi con picconi in palco di cervo e altri strumenti in osso.

6. Il sepolcreto Protostorico

Resti scheletrici umani rinvenuti all'interno di una profonda frattura nella roccia.Tra la parte più profonda della Sala dei pipistrelli e l’imbocco dei Cunicoli terminali si situa il “cuore” di un sepolcreto di età protostorica (metà del II millennio a.C.). Qui gli archeologi hanno rinvenuto diverse decine di scheletri sistemati dentro nicchie, ripiani di roccia o piccole camere aperte lungo le pareti perimetrali.

7. La miniera Eneolitica

Detriti minerari accumulati lungo le pareti di uno stretto passaggio all'interno dei settori minerari eneolitici.La presenza di mineralizzazioni di rame nei Cunicoli terminali ha indotto l’uomo preistorico a sfruttare anche queste risorse. La testimonianza più importante di tale sfruttamento, inquadrabile nel corso del IV millennio a.C., è rappresentata da diverse decine di utensili da scavo in pietra. Gli archeologi li hanno suddivisi in tre principali categorie tipologiche: asce-martello, mazzuoli e picconi.

8. I depositi mineari

Accumuli di malachite aderenti alla superficie di piccole pietre e grumi di idrossido ferroso.In nessun altro luogo come nei Cunicoli terminali si può osservare la notevole abbondanza e diversità dei depositi minerari di Grotta della Monaca: è soprattutto il mutevole cromatismo delle mineralizzazioni che indizia la marcata variabilità delle risorse qui esistenti.

9. Il salto

Un tratto di condotta nei pressi del “Salto”, dove la progressione non avviene mai in posizione eretta.Il “Salto” rappresenta l’estremo limite della cavità aperto alla visita dei non esperti: più avanti gli ambienti diventano progressivamente così stretti da essere appannaggio solo di speleologi e studiosi. Quest’area, così detta perché caratterizzata da un brusco dislivello lungo il percorso, ha restituito importanti attestazioni di coltivazioni minerarie dirette all’acquisizione dei minerali di rame.